Jon Moxley, in una recente intervista con The Messanger, ha raccontato della brutta esperienza che ha avuto durante AEW Dynamite Grand Slam a Settembre, quando ha subito una commozione cerebrale.
“Continuavo a sentirmi sempre più perso e non riuscivo a capire dove ca**o fossi. Poi ho avuto questo momento di lucidità: “Oh, sono incasinato”. Devo andarmene da qui.'”
Sorprendentemente, nonostante la commozione cerebrale, Moxley è riuscito terminare il match, dove ha ceduto il titolo internazionale AEW a Rey Fenix; Un cambio imprevisto rispetto ai piani originali della federazione.
L’esperienza di Moxley ha fatto luce sulla necessità di migliori protocolli sulle commozione cerebrali nel wrestling professionistico.

Moxley ha sottolineato l’importanza di saper riconoscere le commozioni cerebrali nel mondo del wrestling, dove i confini tra realtà e finzione sono spesso sottili. Ha sottolineato l’importanza di coinvolgere lottatori esperti e medici addestrati. Ha suggerito che un medico dovrebbe avere l’autorità di interrompere immediatamente un match quando ne osserva qualsiasi segno indipendentemente dalle circostanze.
“Nel wrestling professionistico, è un argomento davvero delicato. Qualcuno deve pur tirarlo fuori. Nel calcio, se un ragazzo cade e non si rialza il match si ferma. Nel wrestling, molte volte è difficile stabilire cos’è reale e cos’è falso. Forse sarebbe in grado solo un lottatore davvero esperto e un medico davvero esperto, addestrati a vedere i segni di quella merda. Oggi anche se c’è un medico vicino al ring, cosa succede quando il ragazzo vola fuori dal ring? Lui non lo vede. Il dottore e il lottatore sono completamente svincolati dalla parte creativa. I medici non hanno idea né alcun interesse su quale sia la storia, chi vince, chi perde o quanto dovrebbe durare. Se un ragazzo si fa male alla testa o qualcosa del genere il dottore dovrebbe poter chiedere se sta bene. Il wrestler dovrebbe potergli parlare e dirgli che è solo una cosa del wrestling e di non preoccuparsi.'”
I commenti sinceri di Moxley fanno luce sulla necessità di maggiori misure di sicurezza nel wrestling professionistico, e il suo appello per protocolli proattivi è un passo nella giusta direzione per proteggere il benessere degli artisti di questo settore.